“Impara a dire no al tuo capo e anche agli amici.” Disponibili e aperti sì, ma bisogna saper riconos
- giordanomargherita
- 22 dic 2014
- Tempo di lettura: 3 min
Quante volte avete abusato dell’eccesso di sensibilità di una persona? E quante altre, invece, non avete trovato la forza per mettere un freno alle richieste di un amico o di un superiore sul posto di lavoro?
Se nel primo caso è mancato il buon senso per riconoscere il limite da non travalicare, al secondo caso si rivolge il saggio dello psicoterapeuta tedesco Rolf Sellin, intitolato «Le persone sensibili sanno dire di no» (Urra Feltrinelli). Un viaggio nell’io scritto apposta per aiutare l’esercito degli ipersensibili. La morale è chiara: disponibili e aperti sì, ma «fessi» no.
Sellin, serve un’etichetta, innanzitutto: chi sono gli ipersensibili?
«Parliamo di una quota pari al 15-20% degli individui, alcuni dei quali inconsapevoli di appartenere a questa categoria. Tendono a guardare oltre il proprio naso e a farsi carico dei propri problemi e anche di quelli altrui: così vivono in perenne affanno e sotto stress. L’ipersensibile non dice mai di no: fa sempre favori, accetta inviti sebbene controvoglia, svolge mansioni non di sua competenza».
Lei sottolinea l’importanza dei «limiti»: cosa sono e com’è giusto porseli?
«Sono i paletti che fissano i confini dei rapporti con noi stessi, con gli altri e con la realtà. Chi sa dove sono li difende e li rende chiari, assumendo una posizione di forza. Ma i limiti non sono degli ostacoli rigidi: dipendono dal contesto, dal momento che viviamo, dalle nostre competenze, dal modo in cui si presenta l’interlocutore. Possiamo restringerli, se ci sentiamo attaccati, o ampliarli, quando vogliamo metterci alla prova. L’importante è sapere che esistono: chi lo dimentica si condanna a una vita di illusioni».
La linea di confine è un luogo di incontro e allo stesso tempo di conflitto: com’è possibile muoversi su questo filo sottile tutelando la propria salute?
«Conoscere i limiti è il primo passo per sentirsi in pace: con se stessi e con gli altri. Oggi il mondo è in continuo adattamento: ben venga la flessibilità, purché si preservino i propri valori. Elastico, d’altronde, è il concetto in sé di “limite”: chi ha mai detto che non possa essere superato?».
Lei sostiene che sta al corpo decidere quando andare oltre: cosa significa?
«Lo spirito e la mente non conoscono i nostri limiti. È il corpo a riportarci sempre per terra. La materia è lì e i confini, per natura, appartengono a ciò che è fisico. Occorre riconsiderare il linguaggio del corpo: richiede pazienza, ma non per questo è meno efficace».
Dogmi che chi è dotato di buon cuore tende a non rispettare quasi mai: cosa succede quando questi limiti vengono violati?
«La persona vive un conflitto: c’è chi introietta tutto e chi esplode. Ma in quest’ultimo caso può seguire un atteggiamento di compensazione, in cui i sensi di colpa portano l’ipersensibile a diventare ancora più accondiscendente che in precedenza. A quel punto è meglio pensarci due volte prima di sbottare».
Quali sono le «spie» che descrivono una situazione di malessere?
«Il corpo va ascoltato: disturbi quali l’emicrania, la tachicardia, la fame d’aria, il mal di stomaco e l’affanno denunciano il raggiungimento della soglia di sopportazione. La maggior parte delle persone ipersensibili perde il contatto con il proprio corpo, poiché l’attenzione è concentrata più sugli altri che sui propri bisogni. E, quando si avvertono dei sintomi, ci si concentra sul loro significato e non sul momento in cui compaiono: una ricorrenza, invece, va interpretata in chiave più profonda».
Se tutto ruota attorno ai confini, com’è possibile affrontarli e, quando necessario, superarli?
«Tramite i successi e le nuove sfide, che assicurano delle ricompense e ci spingono a mobilizzare tutte le energie per superarle».
Nell’epoca del «Yes we can» quale futuro intravede per chi crede nella gentilezza e nel savoir faire?
«Queste persone hanno un pregio, non certo un difetto: devono trattarlo come tale, impedendo che venga manomesso dalle esigenze altrui. Riconoscere e rispettare i propri limiti è una virtù: solo chi si muove su un terreno sicuro può sfruttare il proprio potenziale e accrescere i punti di forza. Viviamo in un’epoca difficilissima: e se il segreto per venirne fuori fosse nascosto nel garbo, nell’intelligenza e nell’onestà di queste persone?».

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