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Figli adolescenti che non rispettano i genitori. Come intervenire?

  • Dott.ssa Margherita Giordano
  • 1 apr 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

Non è sempre facile fare il genitore, soprattutto quando i figli sono un po’ ribelli, non obbediscono facilmente, rispondono male e arrivano a mancare di rispetto i genitori. Capita spesso di trovarsi incastrati in una dinamica tra genitore e figlio basata su un tira e molla continuo, su un braccio di ferro a volte faticoso.

Molto spesso i genitori si chiedono cosa hanno fatto di male per meritarsi certi comportamenti spiacevoli e aggressivi dei figli, arrivando anche a pensare “Perché mio figlio non mi sopporta?”, “Perché non mi rispetta e mi tratta male?”.

Molte volte, infatti, il genitore diventa bersaglio facile per i ragazzi che si trovano in una fase di crescita e di molteplici cambiamenti, sono maggiormente irascibili e si arrabbiano di più se l’adulto non risponde alle loro richieste.

È sempre meglio innanzitutto non prenderla sul personale, cercando di mantenere la calma, perché se il figlio arriva a dire “Ti odio”, “Non ti sopporto più!” spesso lo dice ma non lo pensa: certi comportamenti, che sembrano un attacco verso gli adulti di riferimento, in realtà comunicano un bisogno di affermazione e differenziazione dal genitore.

Tante volte questi comportamenti oppositivi rappresentano anche una ricerca di attenzioni e soprattutto di accettazione da parte del figlio: quando la madre o il padre sono appesantiti dai continui modi di fare dei ragazzi e gli ripetono spesso di non comportarsi in un certo modo, scatta un meccanismo per cui si sentono rifiutati e tirano ancora di più la corda.

È necessario, dunque, agire sempre con rispetto nei loro confronti, facendo attenzione a non porsi al loro stesso livello ma analizzando la situazione per intervenire di conseguenza.

Come comportarsi e reagire in questi casi?

1- ANDARE OLTRE I COMPORTAMENTI DEL FIGLIO E RIPARTIRE DAL DIALOGO. Cercate di comprendere cosa stanno cercando di comunicare e i motivi che li spingono a comportarsi così, ripartendo dal dialogo e dall’ascolto. Parlate di argomenti che non siano la scuola o i problemi che crea, ma iniziate da domande che indagano il suo stato emotivo, anche se vi risponde a monosillabi. Fatelo parlare, non partite con sentenze e giudizi, ma ascoltate cosa ha da dire: questo ovviamente non significa dargliela vinta su tutto, ma leggere tra le righe per essere poi più efficaci.

2- NON SIATE TROPO RIGIDI. Non ponetevi come se vostro figlio abbia sempre torto e voi ragione, ma cercate di mettervi in discussione, per capire come comunicare in maniera efficace con lui. Evitate di assumere un controllo oppressivo perché i ragazzi più si sentono alle strette, più tendono a voler imporre il loro punto di vista, entrando in opposizione con i genitori. Bisogna evitare di essere soffocanti, dategli fiducia e concedetegli più spazi di autonomia, man mano che riescono a guadagnarseli.

3- POCHE REGOLE MA CHIARE. Le regole, i paletti, i NO sono sicuramente fondamentali nella crescita di un figlio, definiscono i confini psichici e lo aiutano a contenere i propri comportamenti. Non date ordini ed evitate frasi come “Io sono il genitore, tu devi ubbidire”: gli adolescenti sono molto più propensi a rispettare le regole quando partecipano nel crearle, quindi cercate di arrivare a dei compromessi e a un patto comune. Dare dei NO immotivati fa vivere al figlio una condizione di ingiustizia, per cui tenderà a rispondere con rabbia e frustrazione.

4- NON ACCUSATELI DIRETTAMENTE. Quando vostro figlio fa qualcosa che non capite e non approvate, fate attenzione a non attaccare lui come persona, ma i suoi comportamenti. Evitate assolutamente frasi del tipo “sei sempre il solito”, “sei cattivo”, “sei una delusione” ma concentratevi sulla condotta sbagliata, altrimenti si sentirà rifiutato, si metterà sulla difensiva, attaccando a sua volta e reagendo in maniera inappropriata. Il dissenso è verso ciò che fanno, non verso la loro persona!

5- PLACATE GLI ANIMI. È importante che anche l’adulto riesca a gestire la propria emotività: alzare sempre i toni, avere reazioni impulsive o addirittura arrivare a punizioni fisiche sono tutti modi di fare che non portano ad estinguere una condotta sbagliata del figlio. Certe modalità rappresentano più uno scarico della frustrazione del genitore, che rischia però così di perdere l’autorevolezza, generando nel figlio instabilità. Non è una lotta di potere, né un braccio di ferro per dimostrare chi è più forte. Si riesce ad essere più efficaci e credibili con la calma, la fermezza e la determinazione.

6- NON SIATE PREVENUTI. Quando ci sono conflitti e lotte continue tra genitori e figli, si rischia di focalizzarsi solo sui comportamenti sbagliati e sugli aspetti da modificare. I ragazzi sanno di non essere rispettosi in alcuni momenti e, anche se non lo dimostrano, stanno male per questo. Non partite prevenuti e non sminuite se qualche volta si comportano bene, perché rischiate così di farli stare ancora più male e di farli reagire nel modo peggiore. È fondamentale cogliere anche i piccoli miglioramenti e rinforzare i figli: questo li fa sentire visti, riconosciuti nei loro movimenti di crescita e motivati al cambiamento.


Nel momento in cui si arriva a continui scontri e litigi, con aggressioni verbali e fisiche da parte dei figli, significa che si sono oltrepassati i confini e non si parla più di reazioni legate al processo fisiologico di crescita. È importante sempre non perdere il ruolo e l’autorevolezza genitoriale, senza esprimere giudizi, ma facendo sentire la propria vicinanza genitoriale. Sentirsi accettati per quello che sono, al di là dei comportamenti sbagliati, è la base per costruire un rapporto di fiducia con i figli che li porta anche ad accogliere più volentieri paletti e limiti!


 
 
 

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