Preoccuparsi troppo può compromettere il rapporto tra madri e figli
- Dott.ssa Margherita Giordano
- 20 gen 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Fonte: stateofmind.it
Le mamme disturbate da pensieri negativi, ripetitivi e intrusivi derivanti da problemi di vario genere rischiano di avere rapporti qualitativamente peggiori con i propri figli, come mostra una nuova ricerca condotta dai ricercatori dell’Università di Exeter (Regno Unito).
Anche se è del tutto normale per una mamma con un figlio piccolo preoccuparsi quotidianamente di questioni pratiche o personali, quando il preoccuparsi genera pensieri negativi persistenti e opprimenti, le mamme tendono ad essere meno sensibili e meno reattive nei confronti dei figli rispetto alle madri che non si preoccupano.
Lo studio Lo studio ha voluto scoprire se gli effetti della ruminazione o dell’eccessiva preoccupazione derivante da pensieri e problemi personali fossero peggiori quando le madri mostravano in concomitanza sintomi di depressione. Tester-Jones e O’Mahen, insieme ad altri psicologi della University of Exeter, hanno valutato se la compresenza di tristezza e ansia nella madre risultasse in interazioni qualitativamente più povere con il bambino durante attività di gioco quotidiano.
Contro le aspettative, i ricercatori hanno scoperto che non importa se le madri si sentono depresse o meno: la ruminazione -definita come la presenza di pensieri ripetitivi, prolungati e ricorrenti circa le preoccupazioni su di sé e sulla propria esperienza- intacca le interazioni con il bambino a prescindere da quanto sia basso l’umore materno.
I risultati: la ruminazione compromette la relazione tra madre e bambino La ruminazione danneggia, in modo causale, la sensibilità materna e tutte le madri indotte a ruminare sui loro problemi hanno dimostrato ridotta sensibilità verso i figli, indipendentemente dalla sintomatologia depressiva. La sensibilità materna è stata rilevata in modi diversi nelle diverse mamme. Ad esempio, alcune madri in seguito alla ruminazione avevano meno contatti visivi con il loro bambino e non lo confortavano in situazioni stressanti, alcune, invece, sceglievano un’attività da fare con il figlio che non era appropriata per la sua età oppure parlavano con il bambino utilizzando un tono di voce piatto o basso.
Conclusioni Lo studio ha identificato stili di pensiero che contribuiscono a stili genitoriali più o meno empatici. Lo studio suggerisce che agendo sulla ruminazione si possono ridurre le interazioni potenzialmente negative con il bambino. E’ fondamentale che ci sia tra madri e figli un rapporto improntato alla sensibilità dal momento che è stato dimostrato come una scarsa qualità delle interazioni precoci tra madre e figlio possa avere un impatto negativo sullo sviluppo cognitivo e sociale del bambino, così come sulla sua capacità di interazione con i pari ed il suo benessere emotivo.

Comments